Autore considerato “scomodo” per le sua analisi, Leonardo Sciascia ha disseminato nei suoi libri gli appunto di una vita, lasciando al lettore la mappa per orientarsi nel passato e nel presente. “A futura memoria” raccoglie i ricordi di un decennio ed esprime, per l’ennesima volta, l’intellettuale impegnato nel diritto, per la giustizia e la dignità dell’uomo
di Valter Vecellio
Questa settimana piace segnalare un libro di un autore che ci è molto caro. Il libro è A futura memoria, con un significativo sottotitolo: Se la memoria ha un futuro. L’autore che ci è molto caro è Leonardo Sciascia. A futura memoria è una raccolta di articoli, il primo è del 7 ottobre 1979 e l’ultimo reca come data l’11 novembre 1988. Sono 31 articoli scelti e selezionati dallo stesso Sciascia. È l’ultimo suo libro: Sciascia vede le prime bozze, poi la malattia che lo fa soffrire da tempo lo stronca. La prima edizione è di Bompiani: un volume che è stato stampato in fretta e furia, una vera corsa contro il tempo, perché si sa che Sciascia sta male. Elisabetta Sgarbi, allora “editor” della Bompiani, corre a Palermo, ce la fa a mostragliele, ma solo quelle.
A distanza di anni questa raccolta di articoli è ripubblicata da Adelphi, che sta curando l’opera omnia di Sciascia. Ne ha già pubblicati 34, di libri e due volumi delle opere complete. Ne mancano ancora e manca il terzo volume conclusivo delle opere complete; ma insomma Adelphi – casa editrice che cura edizioni impeccabili anche nella veste grafica – è impegnata in questa lodevole opera editoriale.
La nuova edizione di A futura memoria, rispetto alle prime due di Bompiani, è arricchita da una eccellente appendice di note al testo curata da Paolo Squillacioti, uno dei più acuti e sensibili studiosi dell’opera di Sciascia. Squillacioti è davvero una garanzia, basta la parola.
Per quel che riguarda gli articoli di Sciascia, ognuno dei 31 articoli meriterebbe uno specifico seminario di un paio d’ore, tanto sono attuali: “dicono” forse più oggi di quando sono stati materialmente scritti e pubblicati. Sono articoli tutti di carattere – diciamo così – civile: l’impegno civile e umano di Sciascia, che analizza, studia la realtà che lo circonda, vede e ne tira la giusta somma. Ci sono i famosi articoli relativi ai “professionisti dell’antimafia”, e a leggere in sequenza quegli interventi non si può che riconoscere come aveva saputo vedere e cogliere per tempo, e cercato di avvertirci di quello che si preparava, “retorica aiutando, spirito critico mancando”, come scrive il 10 gennaio 1987.
Ma ci sono anche gli articoli scritti in occasione della vicenda Tortora, i maxi-processi e i “pentiti”, la loro gestione, il caso di Roberto Calvi, la mafia, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa… Insomma di questo libro si potrebbe parlare, ragionare, riflettere per ore. Qui lo si può solo segnalare. È un libro radicale, nel senso più vero e autentico del termine. Sono scritti d’occasione che restano, un libro importante e intenso quanto Il giorno della civetta, L’Affaire Moro, La scomparsa di Majorana, La morte dell’Inquisitore, Il contesto, Porte aperte, ammesso che si possa fare una discriminazione nella vasta produzione di Sciascia, che va piuttosto considerata un tutt’uno, tanti capitoli di un grande, unico libro.
Un libro che, a volerlo racchiudere in una definizione, si potrebbe dire: del diritto, della giustizia, della dignità dell’uomo.
(La Voce di New York)